Estetica oggi

Mario PERNIOLA, ESTETICA OGGI
col titolo Arte. Che fine ha fatto la bellezza, in ”La Repubblica”, 12 Giugno  2007.
    
    Strano destino quello della parola estetica e della nozione che le è connessa! Inventata nel Settecento dai pensatori tedeschi per risolvere problemi tecnici interni al discorso filosofico, ha un grande successo nell`Ottocento e nel Novecento, per finire oggi confusa dalla maggior parte delle persone con la cosmetica, la coiffure, la moda,  la dietetica,  il bodybuiding, il packaging e altre cose simili, nonché con quel settore della medicina e della chirurgia, che si occupa di dare un aspetto più gradevole al corpo, rimediando alle supposte imperfezioni della natura e ai segni dell`invecchiamento. Sicché, considerandola sulla base dell`opinione comune, la si potrebbe definire come l`insieme delle pratiche che si occupano di dare un`immagine piacevole alle persone e alle cose, col fine di rendere la vita quotidiana meno molesta e frustrante; questa definizione è tuttavia ancora insufficiente perché l`ambito di questa estetica allargata comprende anche l`udito (l`altro senso nobile  perché, come la vista, basato sulla distanza), nonché il gusto e l`odorato e il tatto. In tal modo la categoria della gradevolezza ha sostituito completamente quella troppo impegnativa e solenne di bellezza e l`estetica potrebbe prendere come proprio motto quello di una casa di tolleranza di lusso: make you feel happy and comfortable!  Tuttavia, come è noto, a chi piace una cosa, a chi un`altra: per cui non si può limitare l`offerta ad esperienze solo gradevoli. L`ambito del sentire, da cui proviene la parola estetica (dal greco antico, aisthesis, sensazione) comprende anche le esperienze spiacevoli: quindi un`estetica allargata non può limitarsi al gradevole, ma deve includere anche le sensazioni forti, come quelle fornite dalle perversioni e dalle tossicomanie.
     In tal modo l`estetica, così come è intesa nella sua accezione comune, finisce con invadere tutto, identificandosi con la cultura del narcisismo e la società dello spettacolo. Se all`epoca della contestazione si diceva ”tutto è politico”, ora si potrebbe sostenere che ”tutto è estetico”. A questa espansione irrefrenabile dell`orizzonte dell`esperienza estetica corrisponde un ampliamento illimitato della branca del sapere che la studia: ne consegue che l`estetica, intesa come settore del sapere, finisce con l`essere una teoria generale della cultura che ingloba e intreccia conoscenze che prov11ono dalla tradizione filosofica con molte altre di carattere storico, sociologico,  antropologico, psicologico e massmediatico. Sembra così che l`estetica abbia le caratteristiche interdisciplinari   adatte per condurre un discorso sulla società contemporanea, la cui caratteristica fondamentale dovrebbe essere individuata nella complessità intesa come tessuto di avvenimenti, azioni, reazioni, determinazioni ed  eventi casuali.
    In altre parole, l`estetica si presenta oggi come un pot-pourri, una mescolanza  di conoscenze provenienti da fonti disparate. In un modo più elegante si dice che essa è un meeting point di differenti saperi. Tuttavia fin dalla sua nascita, nel Settecento, essa era già un pot-pourri in cui confluivano problematiche disparate, le cui storie precedenti avevano poco che fare l`una con l`altra. Quattro erano gli oggetti di  studio che l`estetica si proponeva di fondere in un unico sapere: il bello, l`arte, la conoscenza sensibile e gli stili di vita. I poeti e gli artisti furono i primi a rifiutare l`abbraccio dei filosofi e, a partire dallo Sturm und Drang, iniziarono una polemica contro l`estetica che si manifestò nell`Ottocento, con Heine e Baudelaire, e si espresse in modo virulento nelle avanguardie del Novecento. Arthur Rimbaud nel suo poema più famoso scrive: ”Una sera, ho preso sulle ginocchia la Bellezza. – E l`ho trovata amara. – E l`ho ingiuriata”. Paul Valéry, nel suo discorso inaugurale ad un Congresso Internazionale di estetica esprime forti perplessità circa l`effettiva conoscenza che i filosofi estetici hanno dell`oggetto del loro sapere.  Tuttavia  già molto precocemente dall`interno della filosofia ci si rifiuta  di mettere insieme cose tanto disparate: per Hegel e per Schelling la parola estetica  doveva essere sostituita con quella di filosofia dell`arte. Benedetto Croce, che invece ha contribuito non poco al successo novecentesco del termine, escludeva la natura dall`orizzonte della bellezza, sostenendo che il bello non appartiene alle cose, ma all`attività spirituale dell`essere umano.  Freud e  Heidegger, due grandi inventori di nuovi modi di pensare e di sentire che hanno esercitato una enorme influenza sulla filosofia, per motivi differenti, ritenevano il punto di vista dell`estetica del tutto inadeguato, se non inutile ed erroneo. Gli ultimi grandi eredi della tradizione estetica moderna, tra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento, sono Lukács, Adorno e Marcuse. Del resto quasi nessuno dei tanti filosofi che hanno scritto opere di estetica nel periodo aureo di questa disciplina erano riusciti a tenere insieme le quattro problematiche che in essa dovevano confluire: chi si occupava del bello, aveva una grande difficoltà a parlare dell`arte contemporanea, chi considerava l`estetica come una scelta di vita, difficilmente nutriva un qualche interesse nei confronti dei problemi epistemologici.
    Se dunque la tradizione estetica del passato e l`approccio culturalistico attuale possono essere entrambi considerati come mescolanze di questioni disparate, tra i due esiste tuttavia una differenza importante. Il pot-pourri della tradizione moderna aveva un carattere solenne ed era retto dalla logica degli opposti: il bello era il contrario del brutto, l`arte era essenzialmente opposta alla non-arte, la conoscenza sensibile restava separata dalla conoscenza concettuale, lo stile di vita estetico era retto da un`etichetta anche quando assumeva carattere dandistico e trasgressivo. Il pot-pourri di oggi ha invece carattere ordinario e tende a confondere tutto con tutto: anything goes, una cosa vale l`altra, purchè sia attuale o sia spacciata come tale. Non a torto perciò sembra a molti che sia scomparso sia il passato che il futuro, e che si viva in un solo tempo, il presente. Lo storico francese François Hartog  ha inventato la nozione di presentismo, per definire l`attuale regime di storicità.  Da questo punto di vista l`estetica sarebbe un discorso sul sentire presente, nel quale sono venute meno le due emozioni che hanno fortemente permeato la modernità, la nostalgia e l`utopia.
    C`è tuttavia una tendenza contraria a  questo atteggiamento che si rifiuta di formulare qualsiasi giudizio e apprezza  solo ciò che appare qui ed ora.  L`emergere delle nozioni di pertinenza e di reputazione  nel vocabolario di Internet sembrano esprimere la necessità di fare una valutazione. Riemerge così un orientamento, nato nella cultura anglosassone del Settecento, nella quale si adoperava la parola criticism per indicare l`orizzonte concettuale che i filosofi tedeschi hanno circoscritto inventando la parola estetica. Questo orientamento, che attribuisce all`estetica il compito di formulare un giudizio valutativo, è rimasto sotterraneo nella tradizione moderna: solo pochi filosofi come Herbart, Santayana e Wittgenstein lo hanno seguito. E` tuttavia in questa direzione che si sta muovendo l`estetica più recente, la quale perciò si configura come un campo di battaglia per la determinazione dei criteri sulla cui base si può esprimere una valutazione. 
 


 

 

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